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giovedì 7 febbraio 2013

Il viaggio conta più della meta. O no?

Capita spesso di sentir dire “il viaggio conta più della meta!”, ed in genere a proferire questa massima è gente che di meta non ne ha mai raggiunta una.

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Certo è una tipica frase ad effetto mutuata dall’epoca di Kerouac e dei trip “on the road”, ma ancora oggi nasconde, se non un fondo di verità, un importante spunto di riflessione.

Nessun viaggio ha senso senza una meta, ma non si può considerare una meta solo come un punto, senza dare il giusto peso al percorso seguito per raggiungerla. Ad esempio, se il vostro obiettivo è quello di andare ad una scicchissima festa VIP avete due possibilità: farvi invitare o imbucarvi. Lo scopo sarà raggiunto in ogni caso.

Possiamo però ritenere le due alternative esattamente coincidenti?

Andando oltre, se volessimo fare un bagno nella piscina di Hugh Hefner, potremmo andarci da ospiti o entrare di nascosto in casa sua. In entrambi i casi staremo a mollo nella mitica Playboy Mansion.
Come ospiti, però, saremo probabilmente intrattenuti da alcune delle sue numerose amiche, come novelli Arsène Lupin rischieremo invece un paio di notti in carcere.

In alcuni casi l’obiettivo stesso cambia in relazione alla via seguita per raggiungerlo, è il percorso a definire ciò che otteniamo.

Il percorso ci forma, ci plasma, ci rende pronti a sostenere le conseguenze del nostro obiettivo, ma allo stesso tempo lavora sull’obiettivo definendone i contorni e le sfumature, a volte mutandolo radicalmente.

In base al nostro comportamento potremo trasformare una storia di sesso in una relazione importante e viceversa; un rapporto di lavoro in un’amicizia, una birra in una birra gratis.

In definitiva è ovviamente falso che il percorso conti più della meta, ma parallelamente esso ne è parte fondamentale, assolutamente imprescindibile.

What you do is what you get.