tag:blogger.com,1999:blog-52042587516639840982024-02-07T08:42:18.436+01:00BiancoScurotutte le sfumature del monocromatico
"UNDER CONSTRUCTION..."Unknownnoreply@blogger.comBlogger14125tag:blogger.com,1999:blog-5204258751663984098.post-14198378993492142072013-03-15T02:37:00.001+01:002013-03-15T02:42:56.950+01:00Il Lato Positivo – Silver Linings Playbook<p>Se c’è qualcosa in cui “Il lato positivo” eccelle, probabilmente è l’empatia. L’esperienza dello spettatore infatti, segue quasi spasmodicamente quella del protagonista, senza risparmiare nessuna delle sfumature peggiori. <p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBigZbpTKRJaxyIajfzupuP0ZyIEPl08PQkNwEyzX33_pUcnKgbxHsc2bKMCHZjOFBU_tDH4NHUn3NRc2PzavPjwDzWbEKTkflShueRzJh9v7RHFSKsAEKYcgVbg5QfRHG52rc90TSUqNk/s1600-h/48978%25255B9%25255D.jpg"><img style="background-image: none; border-bottom: 0px; border-left: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; display: block; float: none; margin-left: auto; border-top: 0px; margin-right: auto; border-right: 0px; padding-top: 0px" title="48978" border="0" alt="48978" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhky-KxL82ubDlGdvuOVtiVcAFiOUhtdgEItP9TOwF5MXndl-pY9dKqfk3Mzrqujgsx2lrL_R3uxNJRyuN8Hn0cB0tiAPcQflh-rTGzjEHFvkpCenClAUdBvNa7acQdfJTGuFSlav2n0y8y/?imgmax=800" width="185" height="260"></a></p> <p>La prima parte del film è, per l’appunto, assolutamente fastidiosa, pesante e snervante, piena di grida, ossessioni e di quella sensazione di oppressione che i personaggi descrivono, inesorabilmente riversata sul povero spettatore, probabilmente impreparato a tanta grazia di influssi negativi. Si va avanti così ad esplorare la malattia mentale del protagonista Pat, che a dirla tutta è ben più normale della media dei suoi amici/parenti, per lo più impegnati a rendergli la vita ancora più impossibile e rimandarlo in manicomio.</p> <p>Buona parte degli spettatori vorranno lasciare la sala alla fine del primo tempo (in molti lo hanno fatto) ma, tutto sommato, la perseveranza a volte paga, e dopo questo abisso di tristezza ed alienazione, il film cambia rapidamente registro, consentendo anche agli spettatori di “guarire” piano piano dai veleni in precedenza somministrati a iosa. <p>Certo, si sta sempre in attesa del prossimo insopportabile litigio condito da musica snervante, ma a parte ciò, il film procede in un moto liberatorio, che se non lo eleva a grande opera, per lo meno consente ai coraggiosi rimasti in sala di tornare serenamente a casa ed accantonare le idee suicide fiorite a fine primo tempo. <p>Nota di merito per entrambi gli attori, con Bradley Cooper decisamente credibile in una parte non facile e Jennifer Lawrence (oscar meritato) che regge la scena e con la sua presenza rende il film digeribile anche senza affogare in un bignè (o magari un paio di vodka…).</p> Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5204258751663984098.post-75501927082429019592013-02-07T13:48:00.001+01:002013-02-07T14:35:53.164+01:00Il viaggio conta più della meta. O no?<p>Capita spesso di sentir dire “il viaggio conta più della meta!”, ed in genere a proferire questa massima è gente che di meta non ne ha mai raggiunta una.</p> <p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0IcMpAOvJxq2wis3oukA5o4wjnZxQCipug-tP9sl_kuhiFVZOaftCvvHMQVs96G1jM8erxJkSN32PZEd3l9nLW5xze88IXWzfLnHrFg1qoN82iUG7NVa5rFCEOsvNXUJ9-x6UC1PZnZBA/s1600-h/on-the-road-L-DifqH0%25255B11%25255D.jpg"><img style="background-image: none; border-right-width: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; display: block; float: none; border-top-width: 0px; border-bottom-width: 0px; margin-left: auto; border-left-width: 0px; margin-right: auto; padding-top: 0px" title="on-the-road-L-DifqH0" border="0" alt="on-the-road-L-DifqH0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRphULQG0hSDmcCOMtnkjWkaMZXVYtiFd2a39fCsSFjrInQPKwesyADw-CryglVYdJqlzymp2QVjpbvQdg9uGVNpoi_Vl5G4imY6P9yY-UtWJk1Uoq0dKtyvcvWYWUXsKFKTJVFivOjvYg/?imgmax=800" width="439" height="249"></a></p> <p>Certo è una tipica frase ad effetto mutuata dall’epoca di Kerouac e dei trip “on the road”, ma ancora oggi nasconde, se non un fondo di verità, un importante spunto di riflessione.</p> <p>Nessun viaggio ha senso senza una meta, ma non si può considerare una meta solo come un punto, senza dare il giusto peso al percorso seguito per raggiungerla. Ad esempio, se il vostro obiettivo è quello di andare ad una scicchissima festa VIP avete due possibilità: farvi invitare o imbucarvi. Lo scopo sarà raggiunto in ogni caso. <p>Possiamo però ritenere le due alternative esattamente coincidenti? <p>Andando oltre, se volessimo fare un bagno nella piscina di Hugh Hefner, potremmo andarci da ospiti o entrare di nascosto in casa sua. In entrambi i casi staremo a mollo nella mitica Playboy Mansion.<br>Come ospiti, però, saremo probabilmente intrattenuti da alcune delle sue numerose amiche, come novelli Arsène Lupin rischieremo invece un paio di notti in carcere. <p>In alcuni casi l’obiettivo stesso cambia in relazione alla via seguita per raggiungerlo, è il percorso a definire ciò che otteniamo. <p>Il percorso ci forma, ci plasma, ci rende pronti a sostenere le conseguenze del nostro obiettivo, ma allo stesso tempo lavora sull’obiettivo definendone i contorni e le sfumature, a volte mutandolo radicalmente. <p>In base al nostro comportamento potremo trasformare una storia di sesso in una relazione importante e viceversa; un rapporto di lavoro in un’amicizia, una birra in una birra gratis. <p>In definitiva è ovviamente falso che il percorso conti più della meta, ma parallelamente esso ne è parte fondamentale, assolutamente imprescindibile. <p>What you do is what you get. Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5204258751663984098.post-91551330619052334102013-01-25T22:36:00.001+01:002013-01-26T20:11:16.381+01:00Cloud Atlas – L’atlante delle nuvole<p>Sarò sincero, su Cloud Atlas partivo un po’ prevenuto, vuoi per le critiche mediamente negative, vuoi per la troppa presupposta sensazionalità che di regola prefigura una cocente delusione. In pratica mi aspettavo di vedere un Parnassus o un Matrix fuori tempo massimo con in più la terribile pretesa di inchiodare lo spettatore per quasi tre ore. Mi sbagliavo.</p> <p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9WyK2M1IClx2ACapDDS0XTELmiE9IdbnzbxsAc_URpgWsviahpCxLNztsCuJz-UgGMoOvTGvqqp7hyeJmBfTxnNNUeXRIrsXzbCPOu3GqEqgRftYRd-pI09KbjAs_o7FFOoaetS-wRRVS/s1600-h/CLOUD_ATLAS_poster_7%25255B9%25255D.jpg"><img style="background-image: none; border-bottom: 0px; border-left: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px; padding-top: 0px" title="CLOUD_ATLAS_poster_7" border="0" alt="CLOUD_ATLAS_poster_7" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZHtZBt7CuhHevVMy-nKrbayAAtBNlVO6MFE4CbabLad2yMlv9cujgYaZEH1_a8kEYTs3VcGZNifkUBsuCb3FapZqTGBCjMdfaQ2aBw04BErA0Q4AOAc1owk1mW1vawPP7JlvRFG-gBxYY/?imgmax=800" width="464" height="298"></a></p> <p>Cloud Atlas mantiene molti dei difetti prevedibili per opere del genere, ma ha spessore. Ha spessore nel montaggio, dapprima un po’ confusionario ma che via via si fa più pregnante e sensato, dando corpo alle sottili connessioni tra le varie storie. <p>Il film infatti consta di sei diverse storie ambientate in epoche diverse (1849, 1936, 1973, 2012, 2144 ed un futuro post apocalittico) ed ha la pretesa (riuscita) di portarle avanti tutte insieme, facendo coincidere nel montaggio i momenti simili o lasciando che l’una porti avanti l’altra. Già questo risultato sarebbe meritorio, anche con i limiti di alcune connessioni un po’ forzate e che richiedono attenzione ai particolari. <p>L’ulteriore passo avanti (a mio avviso) il film lo compie in quello che mi era stato anticipato come un suo grande difetto: la diversità di stili. <p>Alla regia abbiamo i fratelli Wachowski e Tom Tykwer, che si sono divisi il lavoro girando in maniera quasi indipendente le proprie storie: i Wachowski si prendono cura delle due ambientate nel futuro e di quella ottocentesca, mentre a Tykwer toccano le tre di mezzo. Il risultato è un evidente cambio di stile ad ogni passaggio di storia, che alleggerisce molto il film e rende le quasi tre ore decisamente scorrevoli. <p>Se le storie dei Wachowski si rifanno alla loro cinematografia (soprattutto quella del 2144, molto “matrixiana”), Tykwer si inserisce con retrogusti ogni volta differenti, dal melodrammatico episodio del 1936, al thriller politico anni 70, fino al grottesco del 2012 (forse il più riuscito). <p>Questo continuo stratificarsi di stili e storie costruisce un film corale retto da attori eccellenti (ma quanto è figo Hugh Grant capo dei barbari?), che recitano in tutte le epoche ruoli diversi, aiutati dal trucco spesso magistrale con qualche piccola caduta su personaggi secondari. <p>In definitiva, Cloud Atlas non lascia quella sensazione di aver assistito ad un horror/fantasy/spirituale mal riuscito che tanto temevo, e riesce anzi a non incupirsi più di tanto, aiutato dalla fotografia aperta e luminosa dell’ultimo episodio in linea temporale, che racchiude la summa dell’intera trama. <p>E pazienza se non si capisce la necessità di un clone-profeta, o se non si conosce il motivo dell’apocalittica fine del mondo, o se una fortuita coincidenza impedisce a due persone di vedersi ad un metro e mezzo di distanza. Pazienza anche se il leit motiv musicale “Sestetto Atlante delle Nuvole” non è poi nulla di trascendentale e (forse di conseguenza) viene un po’ tralasciato nello sviluppo delle connessioni, risultando poi quasi una inutile forzatura. <p>L’atlante delle nuvole è un film da vedere, a patto di non lasciarsi distrarre dal divertente gioco di riconoscere di volta in volta l’attore sotto il trucco, con il rischio di perdere le necessarie allusioni e collusioni. <p>Al limite se non riuscite a sottrarvi al compito di riconoscere Halle Berry anche sotto le spoglie più improbabili avete sempre un’alternativa: vederlo due volte. Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-5204258751663984098.post-37106984503616736192012-08-20T18:01:00.001+02:002012-08-20T18:01:05.939+02:00Sting, Pussy Riot, perbenismo e ipocrisia<p>La notizia ormai la conoscono un po’ tutti, ad ogni modo un riassunto dei fatti è d’obbligo:</p> <p>Pare che il cantante Sting si sia esibito alla festa di compleanno della sorella di Putin, in Sardegna. Fin qui la notizia.</p> <p align="center"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdEX-ixfYGjqF0xGtTws7PlzqmG6FXhiB2EtO50VlZKrkxXWa9BnYhVBjRYWmVw4GUcJKFB8tRgisHnA7lraBIMyqcu972SUDLThFzbgpPdPbeYLCxoY8dEv0StM-cGP82dnYv21C3Jccd/s1600-h/thepolice-1%25255B12%25255D.jpg"><img style="background-image: none; border-bottom: 0px; border-left: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px; padding-top: 0px" title="thepolice-1" border="0" alt="thepolice-1" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEii-6veI80UpWqORnmztBFZfXVWchVj9qCmS24aWX36r6Q6II9NFMG1NjlKS5ZpMbGNsGFUxPk80GJidfUR75FoYo9swmGxoYRKSaQSorgbo5enJ_nmpnnqskSyERK6kTisDucqxqFTpAsL/?imgmax=800" width="256" height="349"></a></p> <p>Ovviamente sarebbe una notizia inutile ed abbastanza poco interessante se non venisse in seguito alla condanna delle Pussy Riot, ed alle dichiarazioni in loro favore esternate proprio da Sting. <p>Il punto è: può un personaggio noto (Sting) fare appelli a favore di “perseguitati” e successivamente esibirsi per la sorella del “persecutore”? <p>Beh, la risposta a mio parere non è semplice come appare. <p>Può un giornalista intervistare un pluriomicida e venire pagato per questo? Mi si dirà “Certo! <i><u>È il suo lavoro</u>!</i>” <p>Può Apple fare la guerra a Microsoft che è un suo azionista? “Certo, <u>sono affari</u>!” <p>Può qualcuno snobbare i prodotti italiani e poi lamentarsi che non c’è lavoro? “Certo! <u>Ognuno compra ciò che vuole</u>!” <p>Pare che chiunque abbia il diritto di essere ipocrita e contraddittorio. “Quasi” chiunque, Sting no. <p>Il buon Gordon infatti avrebbe dovuto smettere di fare il proprio <u>lavoro</u> (cantare è un lavoro non una missione), perché un tribunale russo ha dato una sentenza che lui non approva. <p>Posso anche essere d’accordo sulla tempistica poco opportuna (sfortunata), ma non riesco a capire in fondo perché non ci si sia scagliati contro altri casi ben peggiori. <p>Un rifiuto di Sting sarebbe stato meglio? <p>Immagino che avessero già preso accordi da mesi, e Mr.Sumner avrebbe dovuto telefonare a Putin (o chi per lui) e dire “<em>io non canto per un russo!</em>”? <p>Questo avrebbe aiutato “la causa”? <p>Sting avrebbe dovuto dimostrare che la lobby degli artisti è più forte di quella dei petrolieri russi? <p>Credo che abbiano già toccato il fondo con il caso Polansky… <p>A molti sfugge che la partita è ben più ampia, e che le punk russe non vogliono assolutamente uscir di galera, perché il loro messaggio ne verrebbe fortemente scalfito. Per quale motivo credete che non chiedano la grazia? Ovviamente Putin la concederebbe! Dimostrandosi così “magnanimo e disponibile” e distruggendo il senso delle loro proteste. <p>Un passo indietro di Putin farebbe più male che bene ai suoi oppositori, ma tutto questo ai populisti del 21° secolo importa poco. Quello che conta è leggere su giornali nazionali un elenco di tweet a caso. <p>Trovo molto più ipocrita definire “giornalismo” questa vergogna che il gesto di Sting.</p> Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5204258751663984098.post-40891114613228549202012-06-19T16:21:00.001+02:002012-06-19T16:21:09.822+02:00TG1 e tecnologia: accoppiata perdente.<p>Mettendo da parte le proprie preferenze e/o necessità in materia di informatica, chiunque segua un minimo il mondo della tecnologia ed abbia visto il TG1 di oggi (19/06) non può non aver subito uno shock. <p>Per tutti gli altri vado a riassumere i fatti: <p>La notte scorsa Microsoft ha presentato il suo tablet “Surface” più o meno all’una ora italiana. Come noto, è raro che la casa di Redmond produca hardware in proprio e in genere quando accade, la cosa merita attenzione (basti pensare ad xbox). <p>Il TG1 offre un servizio sul Surface, del quale non spiega assolutamente nulla, a parte il definirlo <i>la risposta ad iPad</i>, al quale “<em>somiglia troppo</em>”. <p>Tra le similitudini viene addirittura elencato il display uguale! Anche gli Apple fan più accaniti a questo punto si saranno fatti una risata… Il Surface ha un wide screen di 10,6”, mentre la tavoletta di Cupertino un 4:3 di 9,7, anche a vederli in foto ci si accorgerebbe che hanno forme diversissime (oltre il retina)! <p>Se poi la somiglianza vista dal TG1 è il fatto che entrambi i display siano piatti, credo che dovranno aspettare un po’ per imbattersi in tablet dallo schermo concavo (ammesso che abbiano un senso). <p>Poi nulla, nessuna notizia. A parte che “esiste una versione pro” e “in più ha la porta USB”. <p>Nulla sul fatto che Surface sarà sia in versione ARM che x86. Nulla sul fatto che sarà il primo tablet con un OS completo e studiato apposta per questa interfaccia (come è noto iPad utilizza iOS non OSX). <p>Poi la fantastica chicca finale: “si tratta di scegliere tra il genio di Steve Jobs e l’ingegno di Bill Gates”. <p>A questo punto alcuni saranno quasi svenuti dalle risate, ed altri avranno ripetutamente sbattuto la testa allo spigolo della scrivania! <p>Qualcuno ha informato il TG1 che Gates non è più CEO di Microsoft da 10 anni e che Jobs è morto? <p>Probabilmente gli sarà sfuggita la notizia. D’altronde saranno stati troppo impegnati a trovare le “differenze tra Surface ed iPad”. <p>P.S. la cover multi touch è proprio una genialata…</p> Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5204258751663984098.post-90137760616311961322012-04-26T01:49:00.000+02:002012-05-02T21:28:18.189+02:00I fatti nostri: La privacy ai tempi del web 2.0.<div> <p>Orwell sarebbe molto soddisfatto di averci beccato alla grande, anche se con 30 anni di ritardo.<br>La domanda è: noi ne siamo altrettanto soddisfatti?</p> <p align="center"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiDmIFT22j17yIRv7k-XOy00r6OEE-vFjZSOKucJI8Blqk4FBzsDWjCHVg6g5_QV4oZuO4CSQVIedgASakE52iz58StJg06TSj9F2Y2M5-ta1mqhXSyW4y04illU2mRSOLwi71CSKI0xgF/s1600-h/priv%25255B4%25255D.png"><img style="background-image: none; border-bottom: 0px; border-left: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; display: inline; border-top: 0px; border-right: 0px; padding-top: 0px" title="priv" border="0" alt="priv" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqwcNVeH0M_TGajACfVomcWbSEEvKQwEOcRMc4Cg5zRknRDoNJFPrEaOfXDZyE83yccV50cbEDAMBp0-FBQe6GGhNAaK4gW6-Pc931z33fJ4r_yIzI1mhs4MsaXmNSFRYBK95heN_gyAlG/?imgmax=800" width="278" height="331"></a></p> <p>Facciamo un passo indietro ed inquadriamo il problema alla luce degli ultimi avvenimenti: <br>Google ha appena lanciato il suo servizio di Cloud “Google Drive”, servizio fatto decisamente bene che altro non è che un’evoluzione del precedente Google Docs con supporto a diversi formati di file.</p> <p>Il servizio di Mountain View consente la modifica online dei file e la condivisione con altri utenti come già faceva Docs, con la nuova possibilità di lavorare sui video. </p> <p>Al di là di GDrive, il Cloud Computing è da un po’ di tempo la nuova realtà dello storage. </p> <p>Come spesso accade in campo informatico e web in particolare, quello che al momento sembra assurdo nel giro di pochi anni è destinato a diventare ordinario. Sfido chiunque a non aver ritenuto risibile la prima proposta dei Chromebook (i laptop interamente web-based, senza disco rigido e con Chrome OS). </p> <p>Qualche anno fa nessuno avrebbe pensato di affidare i propri dati ad un hosting web per poi usarli in maniera “cloud”. I problemi erano tanti: “cosa fare se non c’è la rete?”, “come la mettiamo con i tempi di accesso a file voluminosi?”, “i trasferimenti saranno sicuri su tutte le reti?”. </p> <p>Molti di questi problemi sono stati superati nel modo tipico della net generation: non ci si pensa più.<span style="font-size: xx-small"><span style="font-size: xx-small"></span></span><br></p> <ul> <li>A nessuno frega del problema che non ci sia linea, in fondo i Chromebook sono stati un flop e tutti abbiamo device con memoria interna: basta tenere sul terminale ciò che è necessario quando siamo in mobilità. <li>Come conseguenza del punto precedente, la velocità di download è meno pressante, e probabilmente faremo accesso alla nuvola solo sotto copertura wifi. <li>La sicurezza è un problema che non può essere risolto dall’utente, per cui dopo un po’ ci si convince che se il servizio funziona, deve essere sicuro. </li></ul> <p>Rimane però un problema: la privacy. </p> <p>Il nuovo arrivato Drive riporta in auge l’argomento per via delle solite policy di Google: <br></p> <blockquote><em>“Quando carica o invia in altro modo dei contenuti ai nostri servizi, l’utente concede a Google (</em><b>e a coloro che lavorano con Google</b><em>) una<b> licenza mondiale </b>per utilizzare, ospitare, memorizzare, riprodurre, modificare, creare, opere derivate (come quelle derivanti da traduzioni, adattamenti o modifiche che apportiamo in modo che i contenuti dell’utente si adattino meglio ai nostri servizi), comunicare, pubblicare, rappresentare pubblicamente, visualizzare pubblicamente e distribuire tali contenuti.”</em> </blockquote> <p>Come può un’utenza business accettare una tale licenza?</p> <p>Non c’è dubbio che Google utilizzi queste prerogative per migliorare i servizi di pubblicità, ma è proprio necessario che leggano e traducano i miei documenti fornendoli anche a terze parti?</p> <p>Al fine di inquadrare la filosofia privacy di Big G vorrei ricordare le dichiarazioni di Sergey Brin (co-fondatore di Google): in proposito Brin ha dichiarato che Facebook e Apple “uccidono il web” perché non consentono ad altri di accedere ai loro dati.</p> <p>Appare evidente quindi che per lui l’approccio corretto è quello “zero privacy”. </p> <p>Google ormai è entrata nelle nostre vite con servizi eccezionali (primi fra tutti Android e Gmail) e noi abbiamo abdicato alla nostra vita privata per poterne usufruire. I servizi si sono fatti sempre più completi e variegati, rendendoci di fatto meno percepibile che Google è e rimane una società che vive di pubblicità. È evidente che tanta grazia in qualche modo deve essere pagata, e noi la paghiamo con i nostri dati che consentono ads più precisi e con maggiori successi, quindi più appetibili sul mercato. </p> <p>Un’ultima considerazione vorrei farla sul confronto tra Drive, Dropbox e Skydrive by Microsoft. </p> <p>Credo che questo sia emblematico: nelle privacy policy dei due concorrenti di Drive è specificato che loro non diventeranno padroni di un bel niente e che non daranno nulla a nessuno se non per ciò che serve per il servizio o su nostra richiesta. </p> <p>Andando nel particolare, in realtà i permessi sono abbastanza simili e d’altronde sono effettivamente necessari per consentire di salvare i nostri file sui loro server e condividerli con gli altri. </p> <p>Quello che è diverso è lo stile: </p> <p>Microsoft specifica “<i>We also don't control, verify, or endorse the content that you and others make available on the service.”</i> inoltre “<i>You understand that Microsoft may need, and you hereby grant Microsoft the right, to use, modify, adapt, reproduce, distribute, and display content posted on the service <u><b>solely</b></u></i><i> to the extent necessary to provide the service.”</i>.</p> <p>Questo significa che MS non leggerà i nostri file e non userà il loro contenuto per fare pubblicità mirata ai nostri gusti. Ovviamente useranno per questo i cookies e i dati del nostro account, ma quello è scontato per ogni servizio di e-mail. </p> <p>In sostanza la differenza è quella che passa tra una Web Company come Google ed una Software House come Microsoft. Per quanto negli anni ognuno sia entrato nel territorio dell’altro (MS con Bing e gli ads, Google con Android e Chrome OS), rimane una differenza di filosofia. </p> <p>Potremmo dire che MS appartiene a quelle aziende della “vecchia scuola” quando gli utenti non avrebbero mai sottoscritto le odierne policy a cuor leggero. </p> <p>Del resto i tempi cambiano. Orwell ne sarebbe felice, e voi? </p></div> Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5204258751663984098.post-79377643512363839402012-04-25T02:32:00.002+02:002012-04-25T17:04:29.453+02:00Un giorno sarò miliardario: Jobs vs Gates.<div class="MsoNormal">Ammettiamolo, ciascuno di noi ha avuto almeno una fase (per alcuni perenne) in cui si è detto “un giorno sarò miliardario”. D’altronde è anche abbastanza ovvio che i sogni si facciano in grande!</div> <div class="MsoNormal"><o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjF8qiSxS890gsXP1PJF2frygS1H7ePde-qOzSS-zIj5wWF3cStl98LdKQO5oMXTE6HNXIb6vxb0hTeLnrT8E-Jg_t1x2uZZAJexD-7N7fmi9Q7UE5mslfk8FjXPoFXnYtbrsOiHqTPDN39/s1600-h/%252524%25255B15%25255D.png"><img style="background-image: none; border-bottom: 0px; border-left: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; display: block; float: none; margin-left: auto; border-top: 0px; margin-right: auto; border-right: 0px; padding-top: 0px" title="$" border="0" alt="$" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtKdQElBiO3AwwREkANtFqGM1paI8W_M2PIVk17Tz1hAuOYROOe9_t7Rg1zMeFmppML22uuuUgi435NdSuMgodTLUvsazgjehvK_KgGHdmuU9yW3xVF9HbbErZpbGB8lsmWNLakWgM7Irx/?imgmax=800" width="302" height="313"></a></div> <div class="MsoNormal"> </div> <div class="MsoNormal">Quello che vorrei analizzare però è la tipologia di miliardario che generalmente abbiamo in mente.</div> <div class="MsoNormal">Non è una novità che alcuni personaggi rimangano nel nostro immaginario in modo decisamente più forte di altri, al di là del loro effettivo “valore”.<o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal"> </div> <div class="MsoNormal">Indubbiamente è un fatto di carisma, e per quello c’è poco da fare: o lo si ha o non lo si ha.<o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal">Andando oltre l’empatia, rimane comunque un fatto “curioso”: tante persone oggi sognano di essere come Steve Jobs molto più che Bill Gates. Simpatia? Carisma? Capacità mediatiche? Forse.<o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal"> </div> <div class="MsoNormal">Per dovere di cronaca il buon Bill è spaventosamente più <a href="http://www.forbes.com/billionaires/list/" target="_blank">ricco</a> di quanto Jobs abbia mai immaginato, ma questo è indifferente. Superata una certa “soglia psicologica” l’uomo medio diventa un ricco.</div> <div class="MsoNormal">Al di là di quanto possieda effettivamente.<o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal"> </div> <div class="MsoNormal">Il fatto che molti sognino Jobs e molti meno Gates, va ben oltre le due persone specifiche, rappresenta due tipologie differenti di miliardario alle quali fare riferimento.<o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal"> </div> <div class="MsoNormal">Faccio una breve analisi per chi non conoscesse bene le rispettive vite dei nostri ricconi:<o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal"> </div> <div class="MsoNormal">Jobs è un ragazzo adottato da famiglia medio borghese, che si iscrive all’università e dopo un po’ la abbandona e vivacchia da hippy. Al college conosce Steve Wozniak (un vero genio dell’informatica) e dopo aver tirato su qualche dollaro con le bluebox (macchine per telefonare gratis costruite da Woz su idea di un altro collega), fonda con lui una società di informatica nel garage dei suoi genitori adottivi. Woz nel frattempo realizza il primo personal computer e la storia di Apple parte, supportata dalla eccezionale capacità di marketing di Jobs.<o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal"> </div> <div class="MsoNormal">Parallelamente Gates studia informatica con gli amici Paul Allen e Steve Ballmer e proprio insieme ad Allen scrive l'interprete Basic per l’Altair, uno dei primi computer sul mercato. Lascia anche lui l’università per fondare la Microsoft in un ufficio ad Albuquerque che fa anche da casa per lui ed Allen. Ballmer li raggiungerà dopo.<o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal"> </div> <div class="MsoNormal">A questo punto le storie dei due protagonisti si intrecciano, con Gates che dopo l’arrivo dell’Apple 2, alza il tiro e si presenta in IBM (allora i padroni del mondo) a proporre un sistema operativo chiamato DOS (sistema che non avevano ancora scritto) ed ottiene un contratto di licenza.<o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal">Senza scendere nei particolari Gates dimostra che non è solo Jobs a saper vendere.</div> <div class="MsoNormal"><o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal"> </div> <div class="MsoNormal">Inizia poi la storia dell’interfaccia grafica che Apple ha copiato a Xerox e Microsoft ha copiato ad Apple… questa la sanno più o meno tutti e per chi volesse un po’ di informazioni consiglio la visione del film <i>I pirati della Silicon Valley</i>, o al limite un giro su wikipedia.<o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal"> </div> <div class="MsoNormal">Da questo ridottissimo incipit delle rispettive carriere si evince la profonda differenza tra i due personaggi:<o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal"> </div> <div class="MsoNormal">Gates è prima di tutto un tecnico, uno che scrive codici ed il cui algoritmo delle frittelle (non è roba che si mangia, riguarda l’ordinamento dei dati :D…) è rimasto il migliore per 30 anni.<o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal">Jobs è un imprenditore per come lo intendiamo oggi, un capitalista (per quanto filosoficamente dicesse il contrario), uno che ha delle grandi intuizioni e si circonda della gente giusta.<o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal"> </div> <div class="MsoNormal">Il motivo per cui tutti sognano di essere Jobs è questo.</div> <div class="MsoNormal">Analogamente il mito di Richard Branson è decisamente più forte di quello di Larry Page, per quanto oggettivamente Branson sia un vero morto di fame al confronto.<o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal"> </div> <div class="MsoNormal">Tutti possiamo illuderci di avere idee geniali, non possiamo però illuderci di essere grandissimi programmatori, pittori, o grandi strutturisti o chimici ecc…<o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal"> </div> <div class="MsoNormal">Diciamo la verità sognare è un esercizio di serenità, e immaginare di vendere dischi (come Branson) è decisamente più rilassante che pensare a notti insonni in uno studio di Albuquerque in mezzo al deserto a scrivere codici.<o:p></o:p></div> <div class="MsoNormal"> </div> <div class="MsoNormal">Insomma diventare miliardari sì, ma in maniera molto "easy"...<br>Sognare è gratis. Perchè complicarsi la vita?<o:p></o:p></div> Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5204258751663984098.post-4512289141306843382012-03-28T04:03:00.002+02:002012-03-28T04:15:57.726+02:00Black-out. Esegesi casuale di un brano semi-sconosciuto.<div class="MsoNormal">Eccomi qua a scrivere un nuovo post.<br />
Fin qui niente di strano.<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal">Invece qualcosa di strano c’è: non ho ancora scelto l’argomento.<br />
In genere si pensa prima a cosa si vuol dire e poi si inizia a scrivere… in genere.<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal">Stavolta ho deciso di scrivere giusto per far qualcosa, per non annoiarmi.</div><div class="MsoNormal">La luce è andata via da un po’ e pare che i super tecnici dell’Enel non siano abbastanza super da mettere tutto a posto in meno di mezz’ora.<br />
Di conseguenza niente internet (lo sapevo che dovevo prendere il gruppo di continuità…), ma portatile operativo per qualche ora.<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal">Quale miglior passatempo allora di battere un po’ le dita sulla tastiera?<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal">La situazione mi ricorda una vecchia canzone di Guccini: Black-out appunto.<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal">Per chi non la conoscesse/ricordasse, si tratta della “cronaca poetica” di una notte senza elettricità.</div><div class="MsoNormal">Credo proprio che parlerò di questo!<br />
Metto il brano in sottofondo (i notebook sono proprio una figata) e via...</div><div class="MsoNormal"><br />
Scritta con il consueto stile del prof Guccini, è una canzone descrittiva ed evocativa.<o:p></o:p></div><blockquote class="tr_bq"><i>“La luce è andata ancora via, ma la stufa è accesa e così sia,</i><br />
<i>a casa mia tu dormirai, ma quali sogni sognerai?</i><br />
<i>con questa luna che spaccherà in due le mie risate e le ombre tue,</i><br />
<i>i miei cavalli ed i miei fanti, il tuo Hesse sordo ed i miei canti,</i><br />
<i>tutti i ghiaccioli appesi ai fili, tutti i miei giochi e i tuoi monili,</i><br />
<i>i campanili, i pazzi, i santi e l’allegria”</i></blockquote><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div class="MsoNormal">Data la situazione si inizia a chiacchierare un po',</div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;"><blockquote class="tr_bq"><i>“e non andrà il televisore, cosa faremo in queste ore? </i><i>Rumore attorno non si sente, giochiamo a immaginar la gente, </i><i>corriamo a fare gli incubi indiscreti, curiosi d’ozi e di segreti”</i></blockquote></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">Parlando quindi delle molteplici sfaccettature che la vita può assumere, dice:</div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><blockquote class="tr_bq"><i>“Avessi sette vite a mano, in ogni casa entrerei piano<br />
</i><i>e mi farei fratello o amante, marito, figlio re o brigante</i><i> o mendicante o giocatore, poeta, fabbro, Papa, agricoltore.</i><br />
<i>Ma ho questa vita e il mio destino e ora cavalco l’appennino<br />
</i><i>e grido al buio più profondo la gioia che ho di stare al mondo, </i><i>in fondo è proprio un gran bel gioco a far l’amore tanto e a non ber poco…”</i></blockquote></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal">Inevitabilmente il buio e l’assenza di rumori porta alla mente dell’autore i tempi passati, <i>“un altro medioevo”</i>, riuscendo ad evocare perfino i suoni di quell'epoca<i> </i><br />
<blockquote class="tr_bq"><i>"ritmi più lontani di bestie, legni, suoni umani, </i><i>odore d'olio e di candele, fruscìo di canapi e di vele"</i></blockquote><o:p></o:p><br />
<br />
</div><div class="MsoNormal">Guccini però non è certo dedito ai facili sentimentalismi!<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><br />
Si chiede infatti<br />
<blockquote class="tr_bq"><i>“ma chissà poi se erano quelli davvero tempi tanto belli,</i><i> o caroselli che giriamo per l’incertezza che culliamo </i><i> </i><i> </i><i> in questa giostra di figure e suoni, di luci e schermi da illusioni, </i><i> di baracconi in bene o in male, di eterne fughe dal reale </i><i> </i><i> </i><i> </i><i> che basta un po’ di oscurità per darci la serenità, </i><i> semplicità, sapore, sale, ritornelli”</i></blockquote><o:p></o:p></div><div class="MsoNormal"><br />
Conclude quindi che non c’è alcuna necessità di vivere molte vite, ne basta una.<br />
Una vita normale, piena di giorni comuni, intensi o pigri, ed accompagnata dalle normali emozioni, dalla tristezza, dall’ottimismo o dall’ironia.<o:p></o:p><br />
<br />
</div><div class="MsoNormal">In tutto questo chiacchierare evidentemente, il tempo passa veloce: <o:p></o:p></div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><blockquote class="tr_bq"><i>“lo so che è un pezzo che parliamo, ma è tanto bello non dormiamo; </i><i>beviamo ancora un po’ di vino, che tanto tra due sorsi è già mattino…”</i></blockquote></div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal">Trascorsa la notte, quando <i>“tutto è ormai finito"</i> ed <i>"il vecchio frigo è ripartito”</i>, conclude così:<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><blockquote class="tr_bq"><i>“Lo so siam svegli ormai da allora, ma qualche cosa manca ancora;<br />
finiamo in gloria amore mio... che dopo, a giorno fatto,</i> </blockquote><blockquote class="tr_bq"><i>...dormo anch’io.”</i></blockquote><o:p></o:p></div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><o:p></o:p></div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">P.S. essendo tornata la luce anche a casa mia, aggiungo un link youtube dove ascoltare il pezzo…<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;"><a href="http://www.youtube.com/watch?v=E34c9Ftf35k">http://www.youtube.com/watch?v=E34c9Ftf35k</a><o:p></o:p></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5204258751663984098.post-4908508654788226802012-03-21T00:18:00.038+01:002012-04-25T02:26:09.942+02:00AD MAIORA SEMPER... ANZI NO.<div>
<div class="MsoNormal">
Rieccomi a scrivere su questo blog dopo un periodo di assenza: troppi impegni e poche idee che valessero una notte in bianco pur di essere pubblicate...</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Oggi sono di nuovo qui sia perché il tempo non mi manca, sia perché ritengo che l’argomento interessi un po’ tutti... perciò bando alle ciance ed iniziamo!</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Osservando il mondo che ci circonda, appare chiaro che la <i>quasi totalità</i> delle persone sogna spesso di migliorare la propria vita: che si tratti di andare sulla Luna o comprare un divano più comodo, ciò che conta è la tendenza al miglioramento. Ad Maiora Semper!</div>
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Questo carattere fondamentale, distingue l’uomo che lascerà un segno su questa terra, da quello che si guarderebbe bene dal lasciare un segno anche nel proprio giardino.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Vorrei però porre l’accento sul fatto che queste due tipologie di essere umano, abitano lo stesso pianeta, le stesse città, frequentano gli stessi luoghi e spesso vivono nelle stesse case.</div>
<div class="MsoNormal">
Già. Ripensandoci, probabilmente il concetto di “quasi totalità” andrebbe ridimensionato.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
In realtà per ogni uomo “ad-maiora” esiste almeno un “panta-rei” che cerca di frenarne ogni anelito di innovazione e di rischio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Chiameremo per comodità “Soggetto A” il sognatore, e “Soggetto B” il distruttore di prospettive.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Per quanto il Soggetto A possa essere geniale, ci sarà sempre un Soggetto B pronto a dimostrargli che la sua idea sarebbe certamente fallimentare se accadesse un “Fatto X” (ebbene si l’algebra mi ha sempre appassionato…).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Spesso però il <i>Fatto X</i> è una cosa abominevole che renderebbe fallimentare anche aver fatto 6 al SuperEnalotto. Ciò nonostante il Soggetto B imperterrito snocciola una serie di congiunture apocalittiche che porterebbero inevitabilmente alla rovina del Soggetto A. Anzi, di ogni Soggetto A sulla faccia della terra!<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
È comunque necessario fare dei distinguo: quello di cui parliamo non è il sano realismo che ogni Soggetto A deve possedere. Quest’ultimo è necessario al fine di evitare spedizioni dirette sulla Luna a bordo di una Nissan Micra o enormi divani da pagare in 180 comode rate e che alla fine non entrano in salotto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il Soggetto B tipico è tutt’altro che realista. È anzi affetto da una delle forme peggiori di pessimismo, quello di tipo “fifone”; ossia la paura di “disastrose conseguenze”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
È proprio l’alto numero di soggetti B ad impedirci quotidianamente di essere soddisfatti. Probabilmente anche Sir Mick Jagger doveva avere qualche parente/amico di tipo B che gli impedisse di “ottenere soddisfazione”…<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Sulla scorta della mia esperienza personale di Soggetto A circondato da Soggetti B, mi permetto di pubblicare alcune considerazioni-suggerimenti, al fine di dare una mano al povero sognatore che ormai ha paura di sognare anche in fase REM.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Per prima cosa identificate il soggetto B. Una volta individuato il nemico sarà più facile batterlo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Potete facilmente riconoscerlo dalla fremente ricerca di uno stipendio fisso, dal terrore della parola “iniziativa” e dalla più completa avversione per il rock-blues (daccordo, questa non è una regola fissa...).<br />
Una volta inquadrato un sospetto, per essere certi della sua identità vi propongo un test.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Provate a chiedere al soggetto se è disponibile per una vostra iniziativa imprenditoriale (aprire un negozio, un bar, una fabbrica di pannolini… quello che volete): Probabilmente vi dirà di sì.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
I soggetti B infatti, si mascherano spesso da novelli Richard Branson. Il passo successivo perciò è quello di contestualizzare immediatamente la proposta: Un “domattina andiamo all’agenzia delle entrate” dovrebbe bastare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
A questo punto il vero Soggetto B cambia immediatamente espressione farfugliando ipotetici impegni sui quali non sa però fornire dettagli. Lasciatelo con la promessa di richiamare il giorno seguente.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Tranquilli, se siete stati abbastanza convincenti non sprecherete neanche lo scatto alla risposta. Il soggetto vi telefonerà per primo, elencando una parte delle congiunture apocalittiche di cui sopra…<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US"><br />
</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span lang="EN-US">FATTO! You’ve got an enemy!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
Avete il vostro soggetto B.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
D’ora in poi qualunque cosa vi dica consideratela come una puntata dello Zoo di 105: un mucchio di str…ate.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Consiglio però di non lasciar trasparire la vostra indifferenza nei confronti delle sue argomentazioni:<br />
Una volta identificato il soggetto, discutere con qualcuno che ci deprime tutto sommato serve… per lo meno avremo modo di confrontare la forza dei nostri propositi.<br />
E come è noto la "concorrenza" è sempre un bene. Anche quella delle idee.</div>
</div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5204258751663984098.post-9294071515336368732012-01-13T04:13:00.000+01:002012-01-13T05:23:28.154+01:00How old would you be if you didn’t know how old you are?<div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;">Quel geniaccio di Richard Branson tra una riflessione sul mondo ed un appello a favore dell’Africa, ha posto questa interessante domanda su twitter: </span><br />
<span style="font-family: inherit;"><i><b>“<u>Che età avreste se non conosceste la vostra età?</u>”</b></i></span><br />
<span style="font-family: inherit;">(onestamente suona molto meglio in inglese, ma rende l’idea anche così).</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;">In pratica, quanto vi sentite vecchi (…how old eheheh), al di là della vostra età anagrafica?</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;">Il tema è molto stuzzicante.</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;">La risposta effettivamente non mi è ben chiara, tant’è che di primo acchito ho risposto <i>“forse 16, forse 60”. </i></span><br />
<span style="font-family: inherit;">Non si tratta però della solita trovata per farsi ritwittare da un </span><span style="font-family: inherit;">VIP</span><span style="font-family: inherit;"> (tra l’altro eventualità scongiurata), ma di una reale condizione di incertezza che penso non appartenga solo a me ma anche a molti altri.</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;">Pertanto ho ritenuto che l’argomento fosse degno di alcune riflessioni:</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;">Il parlare de “Le età dell’uomo” mi fa tornare in mente il titolo di un episodio di “Esplorando il Corpo Umano”, raccolta della quale posseggo tutti i volumi e che ritengo importante nella mia formazione tanto quanto Quark e i film di Bud Spencer e Terence Hill.</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;">L’episodio riportava, tra l’altro, il noto indovinello della sfinge che per completezza riassumo di seguito:</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal"><i><span style="font-family: inherit;">“Qual è quell’animale che al mattino cammina su quattro zampe, a mezzogiorno su due, e la sera su tre?”</span></i></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;">Altrettanto nota è la risposta: <u>l’uomo</u>. Egli infatti nella sua infanzia (al mattino) cammina a quattro zampe, nella maturità in posizione eretta ed alla sera (vecchiaia) si appoggia ad un bastone.<br />
Questa era la visione dell’età dell’uomo nella società antica, e tale è rimasta fino alla permanenza della società rurale:</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;"><i><br />
</i></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;"><i>I giovani sono quelli che non producono, gli adulti quelli produttivi, i vecchi quelli che hanno smesso di produrre.</i></span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;">Semplice e brutale.</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;">Oggi (per fortuna?) non è più così, si rimane improduttivi più a lungo del limite della giovinezza, e si resta produttivi anche in età avanzata, spostando in un certo senso l’asticella dell’età più in avanti.</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;">Ma possiamo fermarci a questo? L’età di un uomo è davvero solo legata alla sua produttività? Nella mia convinzione, ovviamente no. Non si può prescindere dalle emozioni. </span><br />
<span style="font-family: inherit;">Molti giovani oggi si sentono già anziani, ed al contrario un gran numero di adulti non si rassegna a prendersi le proprie responsabilità. Inoltre vanno considerati i casi specifici, come i disoccupati cinquantenni che piangono la loro improduttività, o l’arzilla 70enne che ogni mattina fa la sua passeggiata al parco…</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;"><br />
</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;">In conclusione, ad oggi la Sfinge avrebbe difficoltà a trovare un moderno Edipo in grado di rispondere al suo quesito. Il massimo che possiamo fare è guardarci dentro e rispondere a noi stessi.</span></div><div class="MsoNormal"><span style="font-family: inherit;">E voi, che età vi sentite?</span></div></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5204258751663984098.post-47463944458448889122011-12-24T16:57:00.002+01:002012-03-21T00:45:00.908+01:00Guida galattica e consigli natalizi...In piena atmosfera natalizia, vorrei riflettere su qualcosa che in realtà di natalizio sembra avere ben poco:<br />
<div><br />
<i><b>"Che cosa fare se vi trovate intrappolati senza alcuna speranza?"</b></i><br />
<br />
La domanda (come anche la relativa risposta) è tratta dalla "Guida galattica per autostoppisti", fenomeno culturale degli anni 80 che qualche anno fa ha anche avuto la sua trasposizione cinematografica. Non è però dell'opera di Adams che intendo parlare ora.</div><div>Riporto pertanto la risposta:</div><div><div><b><br />
</b><br />
<div style="text-align: left;"><i><b>"Meditate su quanto siete fortunati che la vita finora vi abbia sorriso. </b></i></div><div style="text-align: left;"><i><b>O in alternativa se non vi avesse sorriso (il che viste le attuali circostanze sembrerebbe più probabile) meditate su quanto siete fortunati che la vita smetterà presto di tormentarvi."</b></i></div><div style="text-align: center;"><br />
</div>Perchè tanto cinismo a Natale?<br />
Esattamente per il motivo che immaginate. Al contrario.</div><div><br />
Vale a dire che qualunque sia la situazione, anche la più tragica, c'è sempre la possibilità che vada a peggiorare, e di conseguenza avremo sempre modo di ritenerci fortunati.</div><div>A Natale dobbiamo essere tutti più buoni (o almeno dovremmo) e sicuramente ci risulterà più facile esser di buon umore pensando che in fondo non stiamo poi così male, che potrebbe andare peggio e che c'è sempre un pizzico di "fortuna" nella nostra vita.<br />
<br />
Pensiamo a questo quando inizierà ad andare tutto storto durante i nostri cenoni/pranzi (tanto va sempre tutto storto nelle occasioni speciali...), e per qualche giorno proviamo ad essere ottimisti.</div><div>Per essere realisti c'è tutto il tempo...</div><div><br />
</div><div>Tanti auguri a tutti.</div><div><br />
</div><div>P.S. probabilmente ritornerò a parlare della Guida galattica e della sua vera <i>"Domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto"</i>, visto che l'argomento è molto interessante :)</div></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5204258751663984098.post-62974472948108623332011-12-04T19:19:00.003+01:002012-01-23T01:51:09.244+01:00Nokia Lumia 800: prime impressioni.<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">Un paio di giorni fa ho avuto occasione di provare per qualche minuto il nuovo Nokia Lumia 800 ed ho deciso di postare qui le mie prime impressioni a beneficio di chi è in cerca di notizie sul primo Windows Phone della casa finlandese.</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">Prima di parlare dell’accordo tra Nokia e Microsoft e di tutte le implicazioni che ne derivano, va detta una cosa: Il Lumia 800 è BELLO.</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">Dirò di più è probabilmente il più bel cellulare/smartphone ad entrare in commercio negli ultimi tempi.</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">È impossibile non rimanere colpiti dal sapiente lavoro di semplificazione del design tipico della scuola scandinava, che in Lumia 800 (ed in N9, suo gemello con OS MeeGo) trova il suo culmine.</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">Di colpo le linee squadrate di iPhone e del Galaxy SII sembrano antiche al pari di quelle dello Startac (qualcuno lo ricorderà). Altre persone accanto a me hanno tirato fuori il loro iPhone 4 per paragonarlo al Lumia, con la conclusione “ho sbagliato a prendere l’iPhone, poi Nokia è Nokia…”.</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">Ovviamente non è il caso che ad Espoo si facciano prendere troppo dall’entusiasmo, ma fare una buona prima impressione è fondamentale per stare sul mercato, ed in questo pare che il design dia a Nokia una grossa mano.</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">Passando alla user experience, viene confermato quanto evidenziano tutti i Windows Phone 7 ed in particolare le nuove uscite con Mango 7.5 nativo: Fluidità ottima, grafica semplice ed accattivante, sensazione che le operazioni vengano svolte nell’istante prima che si dia il tap sul display.</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">Rimangono anche le limitazioni di un OS che al pari di quello Apple è chiuso e fatto per essere utilizzato e non per smanettarci sopra, in cui l’attrattiva non è il telefono ma le app, e che in definitiva è il modo più veloce per fare tutto, ma certamente non il modo migliore per passare i 5 minuti alla fermata dell’autobus scorrendo tra i widget e le icone.</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">La release Mango aggiunge un multitasking che sul Lumia funziona benissimo, e l’integrazione con Twitter e LinkedIn oltre a quella con Facebook. Interessanti le funzionalità di messaggistica nel contatto che ci consentono di vedere se la persona desiderata risulta online, permettendoci quindi di risparmiare una telefonata contattandolo via chat. Nokia aggiunge inoltre il suo navigatore Nokia Drive, e Nokia Music, un servizio gratuito di streaming online di musica.</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">In definitiva posso dire che il Lumia mi è piaciuto molto, e per quel che riguarda Nokia ritengo che abbiano fatto tutto ciò che c’era da fare: ottimo design, buona ergonomia, display notevole ed hardware al top nella scena Windows Phone (Qualcomm Snapdragon single core 1,4 GHz).</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">Le perplessità rimangono sull’ecosistema di Microsoft: l’OS è ormai maturo e con le integrazioni di Mango lotta ad armi pari con i rivali Android e iOS, ma il marketplace è ancora carente ed è lì che l’azienda di Redmond deve intervenire, supportando gli sviluppatori ed incentivando il porting di app già esistenti sugli altri store. Sicuramente la discesa in campo di Nokia aumenterà l’appetibilità di WP aiutando Microsoft a costruire quello che secondo gli analisti sarà il terzo ecosistema mobile dal prossimo anno… Vedremo.</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">Rimaniamo anche in attesa di Windows 8, che potrebbe cambiare molto le carte in tavola con la sua integrazione desktop/mobile, ma un anno è un’eternità in questo settore, per ora godiamoci la discesa in campo di un player importante e stiamo a vedere.</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="line-height: 150%;">La concorrenza fa sempre bene al mercato.</div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5204258751663984098.post-63079344806284876832011-12-04T16:06:00.004+01:002012-01-23T02:03:53.473+01:00Samsung: Apple indica le (assurde) direttive anti-ricorso.<div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Courier New', Courier, FreeMono, monospace; font-size: 15px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 22px;">Continua la battaglia Apple vs Samsung, con i continui ricorsi e contro-ricorsi per il divieto di vendita dei prodotti coreani in diversi stati (Germania, Australia, USA…).</div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Courier New', Courier, FreeMono, monospace; font-size: 15px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 22px;">Stavolta oltre alla vittoria di Samsung su suolo statunitense, è da segnalare una interessante novità: secondo alcune indiscrezioni Apple avrebbe infatti fornito delle direttive “anti-ricorso”, che se rispettate porrebbero fine alle azioni legali da parte di Cupertino.</div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Courier New', Courier, FreeMono, monospace; font-size: 15px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 22px;">Andiamo a vedere più nel dettaglio queste presunte indicazioni:</div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Courier New', Courier, FreeMono, monospace; font-size: 15px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 22px;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Courier New', Courier, FreeMono, monospace; font-size: 15px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 22px;">Per gli Smartphone:</div><ul style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Courier New', Courier, FreeMono, monospace; font-size: 15px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 20px; list-style-image: initial; list-style-position: initial; margin-bottom: 0.5em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0cm; padding-bottom: 0px; padding-left: 2.5em; padding-right: 2.5em; padding-top: 0px;" type="disc"><li class="MsoNormal" style="border-bottom-style: none; border-color: initial; border-left-style: none; border-right-style: none; border-top-style: none; border-width: initial; line-height: 22px; margin-bottom: 0.25em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">La superficie frontale non deve essere nera</li>
<li class="MsoNormal" style="border-bottom-style: none; border-color: initial; border-left-style: none; border-right-style: none; border-top-style: none; border-width: initial; line-height: 22px; margin-bottom: 0.25em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">La forma non deve essere rettangolare, o non deve avere bordi arrotondati</li>
<li class="MsoNormal" style="border-bottom-style: none; border-color: initial; border-left-style: none; border-right-style: none; border-top-style: none; border-width: initial; line-height: 22px; margin-bottom: 0.25em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">Il display non deve essere posto al centro della superficie frontale, e deve avere bordi laterali piuttosto spessi</li>
<li class="MsoNormal" style="border-bottom-style: none; border-color: initial; border-left-style: none; border-right-style: none; border-top-style: none; border-width: initial; line-height: 22px; margin-bottom: 0.25em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">La feritoia dell’altoparlante non deve essere orizzontale</li>
<li class="MsoNormal" style="border-bottom-style: none; border-color: initial; border-left-style: none; border-right-style: none; border-top-style: none; border-width: initial; line-height: 22px; margin-bottom: 0.25em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">Superficie frontale “con decorazioni evidenti” </li>
<li class="MsoNormal" style="border-bottom-style: none; border-color: initial; border-left-style: none; border-right-style: none; border-top-style: none; border-width: initial; line-height: 22px; margin-bottom: 0.25em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">Non completamente lucido</li>
</ul><div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Courier New', Courier, FreeMono, monospace; font-size: 15px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 22px;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Courier New', Courier, FreeMono, monospace; font-size: 15px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 22px;">Per i Tablet:</div><ul style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Courier New', Courier, FreeMono, monospace; font-size: 15px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 20px; list-style-image: initial; list-style-position: initial; margin-bottom: 0.5em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0cm; padding-bottom: 0px; padding-left: 2.5em; padding-right: 2.5em; padding-top: 0px;" type="disc"><li class="MsoNormal" style="border-bottom-style: none; border-color: initial; border-left-style: none; border-right-style: none; border-top-style: none; border-width: initial; line-height: 22px; margin-bottom: 0.25em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">La forma non deve essere rettangolare, o non deve avere bordi arrotondati</li>
<li class="MsoNormal" style="border-bottom-style: none; border-color: initial; border-left-style: none; border-right-style: none; border-top-style: none; border-width: initial; line-height: 22px; margin-bottom: 0.25em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">Bordi spessi intorno alla superficie frontale "invece di quelli sottili"</li>
<li class="MsoNormal" style="border-bottom-style: none; border-color: initial; border-left-style: none; border-right-style: none; border-top-style: none; border-width: initial; line-height: 22px; margin-bottom: 0.25em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">Superficie frontale non piatta</li>
<li class="MsoNormal" style="border-bottom-style: none; border-color: initial; border-left-style: none; border-right-style: none; border-top-style: none; border-width: initial; line-height: 22px; margin-bottom: 0.25em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">I profili non devono essere sottili</li>
<li class="MsoNormal" style="border-bottom-style: none; border-color: initial; border-left-style: none; border-right-style: none; border-top-style: none; border-width: initial; line-height: 22px; margin-bottom: 0.25em; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px; padding-bottom: 0px; padding-left: 0px; padding-right: 0px; padding-top: 0px;">Aspetto massiccio</li>
</ul><div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Courier New', Courier, FreeMono, monospace; font-size: 15px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 22px;"><br />
</div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Courier New', Courier, FreeMono, monospace; font-size: 15px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 22px;">Posso immaginare come quasi tutti leggendo queste specifiche siano scoppiati in una sonora risata, (o almeno abbiano trattenuto uno spontaneo sorriso…), ma la notizia pare essere fondata, in quanto ripresa da siti piuttosto attendibili (The Verge, Phandroid, Melablog, HDBlog…).</div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Courier New', Courier, FreeMono, monospace; font-size: 15px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 22px;">Tralasciando le evidenti complicate relazioni ed implicazioni tra due aziende di questo livello (legate anche da contratti di fornitura in quanto Samsung produce molti pezzi per Apple), rimane l’assurdità di quelle che Apple ritiene le “regole” per non incorrere in violazioni della sua proprietà intellettuale.</div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Courier New', Courier, FreeMono, monospace; font-size: 15px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 22px;">Al di là di come poi andranno a finire le questioni strettamente legali, salta agli occhi l’inadeguatezza del sistema di brevetti USA nel campo della tecnologia e del software. Volendo essere un po’ malpensanti, ci sarebbe da ipotizzare che Apple abbia ricevuto alcune facilitazioni nelle procedure di brevetto, che le consentono ad oggi di fare causa per “la forma rettangolare”.</div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Courier New', Courier, FreeMono, monospace; font-size: 15px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 22px;">I più attenti sapranno che molte aziende del campo mobile che utilizzano Android (HTC, Samsung, Acer e molte altre…) pagano regolarmente a Microsoft delle royalty per la violazione di brevetti dell’azienda di Redmond da parte del robottino verde; e tutto questo è avvenuto senza cause ma con semplici accordi di licenza; peraltro senza rendere pubblico esattamente quale fosse il punto del contendere.</div><div class="MsoNormal" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Courier New', Courier, FreeMono, monospace; font-size: 15px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 22px;">Probabilmente perché i brevetti Microsoft sono oggettivamente riconoscibili e le stesse aziende produttrici non hanno avuto nulla da obbiettare. Cito questi accordi per dimostrare che per quanto si tratti di un settore strategico, dove i fatturati hanno cifre che noi poveri umani (nel senso economico del termine) non possiamo neanche immaginare, esistono comunque delle regole e che spesso le aziende le rispettano.<br />
Chiedere però di fare smartphone triangolari, con display decentrati e bordi spessi, o tablet pentagonali, massicci e pesanti francamente ci sembra un po’ troppo.</div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5204258751663984098.post-42259970127470122872011-11-26T19:27:00.001+01:002012-03-21T00:43:05.477+01:00Blog, Social Network e...<div class="MsoNormal">Ecco il mio primo post, l’ingresso in un mondo nuovo! Mi pare doveroso che il primo post di un blog tratti del blog stesso, del perché si è deciso di iniziare a scrivere e di tutto quello che passi per la testa del blogger. Per la mia presentazione vi basterà dare un occhiata quì a destra per iniziare; approfondiremo la conoscenza in seguito con chi avrà voglia di seguire questa pagina (sperando che ce ne siano...).</div><div class="MsoNormal">In questo "incipit" preferirei piuttosto fare un discorso dal respiro più generale, da buon narciso convinto che le mie verità siano degne di essere pubblicate... :)</div><div class="MsoNormal"><br />
</div><div class="MsoNormal"><o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">Non sono certo nuovo del mondo della tecnologia, di internet e dei social network, ma onestamente un blog è un’altra cosa. Tutti (chi più chi meno) usiamo internet per le più svariate necessità, facciamo ricerche, riceviamo email, leggiamo notizie, guardiamo video ed un mucchio di altre cose che hanno in comune solo una caratteristica: <u>la passività</u>. Rispetto alla rete siamo fruitori di contenuti; e per quanto possiamo essere compulsivi nel nostro utilizzo, rimaniamo sempre utenti passivi.<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">L’avvento dei social network ha in parte modificato questo approccio, trasformandoci (con i dovuti distinguo) in “produttori di contenuti”. Tralascerò il mondo di MySpace, MSN, e vari altri SN per concentrarmi sui due mondi principali ed opposti: Facebook e Twitter.<o:p></o:p><br />
<br />
</div><div class="MsoNormal">Ho da tempo un profilo Facebook e sinceramente non mi ha mai fatto sentire un webmaster, è vero che sul sito blu siamo in grado di dire la nostra e di scambiarci opinioni, ma se dovessi trovare una analogia nella vita reale, probabilmente Fb sarebbe il cortile condominiale, il parchetto vicino casa, il bar del quartiere. Tutti posti dove si discute, si dice la propria idea ma in un certo senso rassicuranti, conosciuti. Ovviamente si incontra anche gente che non si conosce, magari l’amico di un amico, ma non ci si sente certo come se si parlasse su un palco o si andasse in onda alla radio o in tv.<o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">Twitter<span style="display: none;"> quartiere. paragonarlo alla vita reale, probabilmente Fb sarebbe il cortile condominiale, il parchetto vicino casa, il bar de</span> è esattamente l’opposto, noi esprimiamo un concetto e chiunque può leggerlo, allo stesso modo possiamo ricevere informazioni in maniera decisamente più diretta (non necessariamente migliore) di come faremmo sul web “classico”. Direi che Twitter è piuttosto come un locale alla moda, come un caffè letterario, come un dibattito pubblico, dove la maggior parte degli interlocutori non si conosce e tutti hanno poco tempo (140 caratteri) per dire quel che pensano.<o:p></o:p><br />
<br />
</div><div class="MsoNormal">Fin qui le differenze. Iniziano poi le similitudini, che non sono poche.<br />
<br />
Sui SN come nella vita reale, si può dire ed ascoltare di tutto, dalla informazione importante a quella decisamente più frivola, dalla riflessione che getta nuova luce sulla nostra esistenza, alla più grande stronzata del mese. Ed a dire tutto questo sono persone reali, che possono quindi essere, simpatiche o meno, sagaci o un po’ tonte, umili o saccenti, degli ispiratori o delle emerite teste di... <b>cavolo</b>. In fondo è questo il motivo per cui decidiamo di scrivere su un blog, siamo tutti dei narcisi, convinti che le nostre riflessioni, i nostri articoli, o le nostre notizie siano fondamentali nella vita di qualcun altro e che probabilmente saremo in cuor loro ringraziati per quanto siamo stati gentili a scrivere di questo o di quell'argomento, contribuendo per una volta ad incrementare la rete e non solo restar lì ad usufruirne passivamente. Un blog è questo, un karma, un abito per il nostro ego. <o:p></o:p></div><div class="MsoNormal">Sperando sempre che sia anche un posto utile per chi in rete cerca contenuti, così come ho sempre fatto io. Fino a ieri.<o:p></o:p></div>Unknownnoreply@blogger.com0